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Senior Energy: il valore degli “over 65” per l’economia e per la società


Con l’incremento degli standard di salute e longevità del secolo scorso e di questo, e con l’epocale rovesciamento della piramide demografica che durerà per almeno trent’anni, la popolazione senior è doppiamente portatrice di sviluppo economico e sociale.

       Da un lato perché una popolazione senior longeva alimenta la domanda di servizi per il buon vivere e per la cura (questo nei paesi occidentali vale grossomodo il 50% del PIL).

       Dall’altro lato perché gli “over 65” in buona salute di oggi (in Italia circa 10 milioni, in aumento) hanno energia fisica e mentale che li rende portatori di capacità, potenzialità e motivazioni idonee a svolgere attività produttive nel mondo del lavoro e della socialità. In altri termini, a fianco di un’economia già fiorente e in crescita nel mercato della domanda originata dalla numerosa popolazione anziana (la silver economy), c’è un’economia di mercato del lavoro forse meno fiorente ma in potenziale crescita, quella basata sulla disponibilità e sull’offerta di energia vitale ed operosità degli “over 65” di questa epoca: energia operosa che ci piace qui battezzare senior energy e che può dare importanti contributi operativi nei mondi dell’economia e del welfare.        

Valorizzare le senior energy

       Cosa serve per valorizzare la senior energy come fattore determinante di crescita globale?

       Serve che, sui fronti della cultura economico-sociale delle associazioni e delle istituzioni e su quello della cultura popolare del benessere, vengano create le condizioni per una nuova e concreta visione della nuova longevità generativa come bene prezioso di una società moderna.

       Serve superare la visione del lavoro in pensione come opzione individuale e occasionale a fronte di istintivi bisogni esistenziali o materiali, per andare a consolidare un sistema che valorizzi e renda vantaggioso per tutti il lavoro in età avanzata.

       In un contesto sociale in cui i sessantenni di oggi stanno riflettendo su come potrebbero essere i venti o trent’anni che hanno davanti, è opportuno e necessario che venga riconosciuto e promosso il lavoro dei pensionati come importante fonte di ricchezza per la società e come opportunità di buona lunga vita per le persone che vogliono e possono continuare ad essere soggetti attivi e utili al mondo in cui vivono.

       Per facilitare tutto ciò ci vogliono azioni di sistema per il lavoro che incentivino e facilitino l’impegno professionale dei senior/pensionati, e azioni di orientamento volte ad accompagnare le persone a scoprire in chiave personale i criteri di benessere su cui programmare come meglio coniugare vitalità operativa e stile di vita nel tempo della pensione.

I sistemi per la valorizzazione

       Sono tre i sistemi che possono promuovere, valorizzare e motivare l’apporto al mondo del lavoro, sia esso retribuito o volontario, delle persone “over 65” ne trovino un senso di scopo

       Il primo è il sistema delle organizzazioni datoriali e delle organizzazioni sindacali. È necessario che si diffonda e consolidi nel mondo del lavoro la cultura del valore della seniority, superando la vetero cultura della vecchiaia come stato di debolezza e adottando buone prassi di gestione dell’invecchiamento attivo in azienda considerando i lavoratori senior non un problema ma un valore da coltivare. Con il capovolgimento della piramide demografica (più anziani che giovani) che durerà a lungo, è economicamente e socialmente conveniente per le aziende poter contare sulla potenzialità generativa e produttiva dei “senior” in buona salute.

       I senior di oggi, molto più di quelli di ieri, sono portatori di energie, capacità, potenzialità e motivazioni con le quali possono svolgere a lungo attività costruttive e produttive nel mondo del lavoro e della socialità.

       Con questi assunti le realtà di produzione e di sefrvizio non solo hanno convenienza ad alimentare lo sviluppo delle migliori aspettative di produttività dai dipendenti più anziani per tutto il tempo fino alla pensione. Possono anche contribuire, col supporto del sistema della formazione e col sostegno di un’auspicabile lungimiranza del sindacato, a creare un ponte agevole per la transizione delle persone dall’attività lavorativa piena in azienda ad un regime di vita in pensione basato sull’equilibrio tra:

a) senso di scopo e utilità al mondo,

b) produzione di reddito integrativo dell’assegno pensionistico,

c) impiego di energia vitale per il godimento degli aspetti più gratificanti del rapporto con sé stessi e con gli altri.

       Il secondo sistema è quello della formazione professionale che tenga conto che la consapevolezza delle potenzialità lavorative e del buon vivere dell’individuo in pensione si costruisce bene se ci si pensa già negli ultimi anni di carriera in azienda. Servono percorsi di orientamento e formazione per sostenere la modernità nel tempo delle competenze dei senior, per favorire l’inclusione e l’integrazione intergenerazionale, per nobilitare e agevolare il travaso di competenze esplicite e competenze tacite, per saper gradualmente passare da un tempo pieno lavorativo ad un buon mix di impegno e leggerezza.

       Serve lavorare su modalità di coinvolgimento delle persone mature in processi per la costruzione del loro piano d’azione per il buon vivere generativo nelle prossime fasi della vita e, in chiave di spinta culturale, quello di fornire contributo di pensiero e azione alle aziende, ai sindacati, alle istituzioni per incentivare, normare e mettere a sistema buone pratiche di formazione e accompagnamento dei senior ad un costruttivo benessere professionale in azienda e alla transizione verso programmi e progetti di vita dinamica e qualitativa nella prospettiva di un pensionamento attivo.

       Serve anche alimentare speranze professionali positive per i low-performer, ovvero per le figure obsolete e professionalmente deboli che spesso il mondo del lavoro considera inutili già ben prima dell’età pensionabile: con una guida adeguata e con l’informazione di tante tipologie di lavoro utile possibilmente alla loro portata, possono ritrovare spirito e motivazione per mettersi in gioco e rilanciarsi con la valorizzazione di capacità personali, anche inesplorate in precedenza, ma idonee a costruire nuove abilità che siano portatrici di valore per altri e reddito per sé.

       Il terzo sistema è quello  di una politica economica e sociale che, per rispondere alla trasformazione demografica della popolazione sul piano della disponibilità di energia produttiva, attivi un mix di interventi che chiamino in causa il governo, le imprese e i sindacati, e la responsabilità individuale di ogni cittadino verso il proprio benessere.

       In prima istanza serve una politica di interventi incentivanti sul piano normativo e fiscale capaci di generare sinergie e benefici a cascata e di creare circoli virtuosi.

       Over 65 che restano attivi e continuano a lavorare continuano a pagare le tasse che sostengono l’economia, si ammalano di meno, invecchiano in migliori condizioni, costano meno in ambito sanitario. Stando bene ed essendo attivi nutrono desideri e bisogni che, continuando a guadagnare, vengono soddisfatti con consumi benefici per l’economia.

       In seconda istanza, ma drammaticamente importante, serve diffondere nella popolazione una cultura dell’apporto benefico del lavoro in età avanzata, una cultura che in qualche modo attenui la grande tensione sociale che sarà generata anche in Italia dalla inevitabile necessità di posticipare l’età di pensionamento per evitare il tracollo del sistema pensionistico.

Giorgio Paladin, febbraio 2024


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