Ci si chiede come risolvere il problema del “peso” degli anziani che crescono, invece di chiederci come considerarli “ancora” una risorsa. Si prospetta una riduzione della loro partecipazione alla vita sociale, economica e politica, come - per esempio- togliere loro il diritto di voto, invece di prendere atto che vanno inclusi nuovamente nella vita della società, per un riequilibrio dell’assetto complessivo popolazione. Il lavoro degli anziani può essere una delle soluzioni.
In questi ultimi giorni siamo colpiti da una intensa campagna sull’emergenza “anziani” su molti media, le analisi demografiche mettono in evidenza infatti come gli over 65, da un quarto della popolazione di oggi, presto diventeranno un terzo, sconvolgendo la struttura della popolazione. Il tono utilizzato è quasi sempre una sorta di “colpevolizzazione” della stessa fascia d’età e la tendenza ad escluderla perché considerata un peso e non una risorsa. Molto originali alcune soluzioni proposte per arginare il fenomeno ci vengono dal Giappone: eutanasia volontaria a 75 anni, dietro un lauto compenso: vedi il cortometraggio di Chie Hayakawa, Plan 75 (trailer in italiano: https://www.youtube.com/watch?v=ki593HK1fcs). Ma, a parte le ipotesi assurde, intellettuali come Eri De Luca, che suggeriva di togliere il voto agli anziani, o recentemente il giornalista Federico Fubini sul Corriere, che commenta: “la struttura demografica farà sì che nel Paese, in base agli equilibri e alle leggi di oggi, la popolazione in età di lavoro si ridurrà di un milione di teste ogni tre anni. Di qui due domande, fra le molte possibili: Chi si occuperà in futuro di questi anziani? a quali altre attività dovranno rinunciare coloro che passeranno il tempo a occuparsi degli anziani?” Tipico atteggiamento di chi considera la fascia d’età over 65 un peso, che richiede solo assistenza! L’evoluzione demografica è un fenomeno naturale che deriva principalmente dalle scoperte della medicina moderna, che ha allungato enormemente la speranza di vita (da 45,7 anni nel 1950 a 80,5 uomini e 84,8 anni le donne, nel 2023). Dalle condizioni economiche delle famiglie, con la riduzione del tasso di natalità (da 2,7 figli nel 1950 a 1,25 nel 2021) che ha modificato sensibilmente il “saldo naturale” cioè il bilancio tra nativi vivi e morti. Due fenomeni concomitanti che hanno provocato la sensibile riduzione delle forze lavoro e si stima che il fabbisogno occupazionale complessivo per il periodo 2023-2027, sia di circa 3 milioni e 800mila unità. pari a quasi 760mila unità all'anno. A questo fenomeno si aggiunge la diminuita disponibilità dei lavoratori italiani a svolgere lavori particolarmente gravosi (notturni, ad alte temperature, nella raccolta prodotti agricoli, ecc.) che aumenta il fabbisogno non soddisfatto. Dove trovare una tale quantità di persone per coprire i fabbisogni? sono almeno quattro:
1. Offrire livelli di remunerazione equi ai giovani in cerca di lavoro, che oggi vengono assunti a condizioni inaccettabili, determinante se si vuole bloccare il fenomeno emigrazione in paesi che invece valorizzano i nuovi talenti.
2. Promuovere l’occupazione femminile, attraverso strumenti di sorveglianza per i figli minori (asili nido)
3. promuovere una immigrazione programmata e gestita per una integrazione corretta nella nostra società: accoglienza, formazione civica e della lingua, condizioni di vita accettabili, eque retribuzioni.
4. INFINE: allungare la permanenza degli anziani al lavoro e contemporaneamente creare una regolamentazione che renda istituzionale il lavoro per gli ultra 65enni, che hanno una aspettativa di vita di oltre 20 anni dei quali 17 in salute.
Quest’ultimo è il progetto che la nuova associazione AttivaMENTE - da me fondata e presieduta - ha allo studio, per giungere alla presentazione di un progetto di legge “ANZIANI&LAVORO” che regolamenti la materia in termini di tipologie di lavoro, condizioni coerenti con la maggiore fragilità, retribuzioni eque e regolari, che alimentino i livelli di pensione.
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