top of page

La sfida, e la bellezza, del lasciare

Coppia che legge

Basta pensare ad Enrico Cuccia, che dalla sua tolda di comando in Mediobanca ha guidato i destini di tanta economia italiana ben oltre i suoi novant’anni. O a Leonardo del Vecchio che riprende ufficialmente il timone del comando dopo gli ottanta e porta Luxottica ad una operazione straordinaria di integrazione con Essilor, facendone prima ancora che una grande operazione finanziaria una strepitosa scelta di integrazione strategica, di business e gestionale.

Peccato però che se l’imprenditore  non sa lasciare per tempo, è destinato a portare al declino la sua azienda in quella che Adizes chiama la trappola del fondatore: se tutto gira intorno all’imprenditore e questo non lascia, l’impresa non è in grado di diventare autonoma e declina con il declinare delle energie di chi la guida. 
L’impresa è un figlio disabile, se non la si rende autonoma non lo diventa da sola, le persone più dinamiche se ne vanno e attorno all’imprenditore rimangono solo degli esecutori passivi.

La prima grande sfida allora per chi è a capo di un'impresa e sta invecchiando è quella di evitare di procrastinare, darsi un limite e decidere quando è il tempo di lasciare il comando e costruire un percorso che dia continuità trovando una nuova guida che sia interna alla famiglia, all’impresa o che sia esterna.

Il tema che si apre però è quello del dopo. E attenzione che spesso la nuova guida, sia come caratteristiche delle persone al comando che come formula di governo. Il passaggio del testimone è dentro l’evoluzione anche dell’impresa e del suo business.

Dopo lunghi anni al timone, quale può essere il futuro per chi ha guidato l’impresa?

Ci sono diverse opzioni, sia dentro che fuori di essa.

Dentro l’impresa una serena gestione del passaggio crea le condizioni perché un senior lasci le responsabilità della gestione operativa e si dedichi alla supervisione senza deleghe, facendo il presidente e preoccupandosi di assicurare il buon funzionamento degli organi di supervisione e controllo.

Ma un senior con tutta la sua esperienza può mantenere un ruolo attivo nell’impresa, decidendo di dedicarsi alle sue passioni.

C’è chi si dedica alle infrastrutture, agli impianti e macchinari, chi decide di tornare nei laboratori e negli uffici tecnici per contribuire allo sviluppo dei nuovi prodotti.

Chi usa la sua notorietà e visibilità all’esterno dell’impresa per fare da ambasciatore e testimonial dell’impresa.

In tutti i casi però la sfida per un senior è quella di saper ritagliarsi un ruolo senza ingerire nella gestione imponendosi forte della sua storia o del suo ruolo.

E non è una questione formale. Anche lasciando la proprietà ai figli può rimanere un atteggiamento di imposizione che non facilita la continuità dell’impresa. “Cosa devo fare con mio padre”, mi disse quella volta un giovane imprenditore che aveva ottenuto la proprietà dell’impresa, “non posso certo chiamare i carabinieri per impedire a mio padre di entrare in azienda e di fare come fosse ancora tutto suo…”   

 

Si tratta di avere l’attenzione, la disponibilità, a lasciare il comando senza imporre la propria presenza e la propria volontà, altrimenti si ricade nella trappola del fondatore.

 

Piuttosto, come capita spesso, si può decidere che la grande esperienza imprenditoriale può essere messa a frutto in nuovi contesti.

Impegnandosi a livello associativo e dando il proprio contributo in contesti esterni alla propria azienda. Decidendo di impegnarsi nel sociale, nell’associazionismo o in politica.

Così come può essere l’apertura di una nuova attività, alcuni dedicandosi a passioni trascurate, altri sviluppando nuove idee imprenditoriali. C’è il caso di un imprenditore seriale che dopo aver aperto più aziende e aver affidato le aziende del gruppo ai figli ha coltivato la sua nuova start up facendola diventare una grande opportunità di sviluppo. C’è chi ha aperto strutture ricettive valorizzando proprietà immobiliari in luoghi dell’anima. C’è chi è tornato a studiare per prendersi cura delle persone.

Insomma, non si tratta di mollare per non fare nulla.

Ma non si tratta neanche di avere delle piccole soddisfazioni laterali per tenersi attivi.

 

La vera sfida è quella di passare ad un livello superiore di consapevolezza, dove la nostra identità non è necessariamente data dal fare o dal ruolo di comando, ma ci si crea un nuovo ruolo per poter essere una guida morale, un riferimento valoriale, un punto di appoggio per chi raccoglie il nostro testimone.

Da atleti, innamorati di se stessi, a guerrieri pronti a combattere la vita ci chiede di diventare prima politici, ovvero capaci di guidare la comunità a guide spirituali, capaci di ispirare e indirizzare al bene comune.

 

Luca Marcolin

Fondatore e partner di Family Business Unit

Per contatti:

associazione@attivamente.life

bottom of page