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La depressione nella terza età,
una minaccia o una opportunità?

Parlare di terza età, ma anche di quarta perché no, spesso può risultare impopolare, soprattutto tra i più giovani, tanto che  da questi  l’argomento viene spesso  evitato, sorvolato. Un po' per gli stereotipi, un po' per esorcizzare una condizione spiacevole che viene sentita come  distante anni luce, vista la giovane età. 

In  realtà dietro può nascondersi vulnerabilità, solitudine, insicurezza, vuoto e poca stima di se stessi. Valori incerti, paura dell’ignoto con scenari di un futuro confuso.

E’ questa stessa incertezza e vulnerabilità che nei giovani viene spesso mascherata dietro personaggi coraggiosi e forti che,  invece, nell’anziano  acquista forma a fronte delle condizioni economiche, sociali ed affettive che repentinamente  peggiorano. 

Ma qual è il punto di unione che porta a parlare  di terza età e della qualità della  vita delle persone che ne fanno parte, e la qualità e gli stili di vita dei più giovani?  

Perché la terza età fa parte di un processo che è unico e continuo e come tutte le cose, la natura ci insegna che un albero sano non può che porre le sue radici in un terreno curato e ben tenuto; così anche  il processo  di vita del genere umano è bidirezionale, si integra e cresce basando le sue radici in un processo di sinergia.

Capire questo semplice concetto ci aiuta a comprendere che lo stile educativo ora emergente sia invece dettato da praticità, individualità, isolamento e spesso i ragazzi sono invitati ad adattarsi a questo ‘sistema’ allineandosi a questi usi  voluti più dagli adulti che dai ragazzi.

E’ indubbio che i ragazzi se non fossero condizionati dagli stereotipi sociali, dai ritmi stressanti dettati dalla società ( degli adulti ) e dall’isolamento che ne consegue  sarebbero molto più disponibili ad avere dei riferimenti ‘sicuri’ nell’anziano di casa, una persona saggia, che lo supporta, che soprattutto sia in grado di capire e condividere le paure e le incertezze ma con lo spirito giusto ed una visione chiara del percorso della vita.

Parlando di terza età i parametri che prima hanno sorretto gli scenari di vita, la progettualità, il senso delle cose viene stravolto.

La progettualità acquista un’altra forma e viene richiesto all’anziano quella elasticità e quell’adattamento che poi sono la chiave di svolta anche per il giovane adolescente. La sinergia di entrambi potrebbe dare ottimi risultati.

Parlando di depressione dell’anziano ci rendiamo sempre più conto quanto la percentuale dei giovani depressi è anch’essa aumentata.

Già prima della pandemia in occasione della giornata mondiale della salute mentale 2015, l’OMS lancia l’allarme sulla depressione:    ‘la depressione colpisce quasi 5 persone su 100 (4,4%), che tradotto in numeri indica che 322 milioni di persone al mondo ne soffrono’

I gruppi di età più vulnerabili  alla depressione sono  i giovani, le donne in gravidanza o dopo il parto e gli anziani

Le  donne sono più depresse degli uomini, 5,1% contro 3,6  e tra queste  quelle con maggiore incidenza  depressiva sono tra i 55 anni e i 74 anni .  

 Si stima che 800.000 persone muoiono per suicidio ogni anno, con rilevanza dei maschi  con condizioni economiche più agiate, e delle  donne  quelle a  basso e medio reddito.  Questa cifra andrebbe  poi integrata da tutti i casi di coloro che hanno tentato il suicidio ma sono rimasti vivi.

C’è da mettere in rilievo come  Il suicidio sia  la seconda causa di morte tra i giovani tra i 15 e i 29 anni.

Dal punto di vista demografico circa l’80% delle persone che soffrono depressione  abitano in  paesi a basso e medio reddito.

Il rapporto Androkos del 10/10/2023 intitolato: ‘Giornata mondiale della salute mentale 2023: italiani tra i meno felici al mondo’ riportano i dati di  un’indagine condotta da Ipsos e promossa dal gruppo Axa,

 ‘Le risposte allo studio, fornite da 30.600 persone tra i 18 e i 74 anni in 16 Paesi, hanno evidenziato che i soggetti più a rischio sono le donne e i giovani. Le prime devono ancora fare i conti con la discriminazione di genere che opera, spesso latente, in più campi; mentre i più giovani accusano le conseguenze di una società sempre più individualista, spesso facendosi sopraffare dall’abuso del web e dei social. Il lockdown ha fatto precipitare ancora più rapidamente la salute mentale degli adolescenti, costretti a non avere contatti con l’esterno per diversi mesi.’

Dobbiamo distinguere la depressione maggiore  dalla depressione reattiva. La prima  ci riporta a problematiche endogene e familiari che come tali dovrebbero permettere di affrontare nel modo dovuto la questione in termini di prevenzione, cura e supporto. 

La depressione reattiva è invece legata al contesto ambientale e socio economico  e agli eventi della vita, tipo: solitudine, lutto, bullismo, violenze assistite, abusi, eventi che attivano vulnerabilità quale la pandemia, ad esempio. Questi disturbi dell’umore portano  ad esacerbare il senso di vuoto, di svalutazione del sé, di inadeguatezza. 

Tale condizione viene contrastata nel tentativo di reagire, soprattutto nell’adolescente, con abuso di alcool, dipendenza da sostanze ma anche con l’isolamento attivando un circolo vizioso. Nell’anziano si evidenziano comportamenti di isolamento, di chiusura, di rallentamento anche cognitivo, di disorientamento. La condizione psicologica dell’anziano non è tanto differente da quella di un ragazzo alle prime armi con la vita, con le sue incertezze e vulnerabilità.

Una delle prime cause di disagio nella persona adulta che ad esempio ha appena concluso il proprio ciclo lavorativo è quello di confrontarsi con la perdita dei punti fermi che l’hanno sempre accompagnato lungo la sua vita o perlomeno lungo la sua vita adulta, dal punto di vista economico, sociale ed affettivo. 

La riduzione delle entrate economiche ad esempio. Sappiamo che la pensione non soddisfa a pieno le entrate comparate a quelle di un lavoratore attivo. A volte non è neanche garantita. 

La salute a volte ci tira qualche tranello e non ci permette di sentirci autonomi e liberi.

I figli sono grandi e questo comporta la loro distanza.

Le amicizie si fanno più rade e spesso ci confrontiamo con la perdita delle persone care.

Quello che dovrebbe essere uno spazio di respiro, apertura, rilassamento diventa ben presto fonte di preoccupazione, incertezza, vulnerabilità, solitudine, perdita e dolore.

Fanno difetto poi la mancanza di integrazione e lo stigma sociale rispetto a questa fascia di età.

La reazione, quale risposta istintiva ai vissuti emotivi e allo stress da essi generati, può essere  tradotta in un disturbo depressivo che a sua volta crea uno stile di vita che conferma se non peggiora tale situazione.

Spesso la società interviene con proposte assistenziali, tra l’altro poco strutturate e spesso disfunzionali qualitativamente parlando. Ma anche queste, sia pure a volte necessarie ad esempio a fronte di una malattia (che tra l’altro come tale potrebbe anche trattarsi di depressione), di solito non fanno altro che stigmatizzare la condizione dell’anziano come un soggetto passivo, inutile e  senza risorse.

Dobbiamo riconoscere invece in ciascuno di noi le nostre risorse interne e valorizzarle per dare senso alla nostra vita, alla nostra esistenza.

E questo vale per qualsiasi età riconoscendo la stagione giusta e le giuste opportunità e le giuste linee di confine. 

Dobbiamo ragionare in termini di risposte e non agire in emergenza  o supporto. Le giuste risposte che diano dignità all’individuo e il giusto senso alla propria vita.

La depressione è l’espressione di un disagio al quale non si è trovata la giusta risposta. Anticipare la consapevolezza del nostro stato ci consentirebbe di considerare per tempo la giusta visione delle cose ed una concreta progettualità della vita  quale risultato di un processo adattivo e di accomodamento.

Questo può essere un processo individuale ma anche sociale come risultato delle sinergie tra individui

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10 regole fondamentali per non farsi trovare impreparati alla nuova vita da ultra sessantacinquenne:

  1. Coltivare un hobby che diventi un’attività auspicata per il dopo pensione

  2. Prendersi cura del proprio corpo e della propria mente dedicando  un’ora al giorno alla passeggiata, yoga, ginnastica e meditazione

  3. Mantenere attive le giuste conoscenze e le amicizie coltivando insieme interessi che possano generare nel tempo ulteriori idee e attività per essere attivi e partecipi  nella vita a livello sociale, politico o altro.  
    Ad esempio iscriversi ad una associazione senza fini di lucro come:   AttivaMENTE!         https://www.attivamente.life/associazione

  4. Creare degli spazi settimanali condivisi con i nipoti o cercare iniziative in cui l’esperienza dei giovani viene scambiata con la saggezza dei nonni.

  5. Imparare a non dare nulla per scontato apprezzando le piccole cose della giornata, come un raggio di sole, un sorriso, una gentilezza e lasciare andare tutto il resto. 

  6. Riconoscere le ‘trappole mentali’ che interferiscono con il nostro entusiasmo per fare qualcosa e contrastarle decisamente. Le trappole mentali di solito recitano cosi’: ’non uscire, fa freddo, ci andrai un’altra volta, ma chi te lo fa fare..’

  7. Non rimandare o posticipare qualcosa che puoi fare ora

  8. Non perdersi  in pensieri del passato o in preoccupazioni future. Ricordarsi che abbiamo solo il presente ed è l’unica certezza che abbiamo e l’unico tempo su cui investire veramente

  9. Dedicarsi uno spazio giornaliero di gentilezza. Un pensiero per se stessi e/o per altri, un regalo, un dono.

  10. Accogliere le eventuali difficoltà come una opportunità per rileggere il tuo piano giornaliero e migliorarlo.

Dr.ssa Daniela Benedetto

Psicologa e Psicoterapeuta EMDR Roma

Insegnante senior di Mindfulness

www.danielabenedetto.it

Febbraio 2024

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